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Uomo decapitato, il nipote confessa: “Sono stato io, mi ha insultato, mi ha sputato addosso e gli ho sparato”

 <Io volevo bene a mio zio – ha detto Borgarelli -. A lui da piccolo ero legatissimo, ma questa vicenda del sentiero mi ha ossessionato. Mi sentivo vittima di una ingiustizia. Non riesco più a sopportare il peso di questo omicidio>

albano crocco pensionato ex infermiere decapitato(Albano Crocco, la vittima)

Ha reso piena confessione il nipote di Albano Crocco, Claudio Borgarelli. Ha ucciso lui il marito di sua zia, accecato dalla rabbia dopo averlo visto entrare nel bosco davanti a casa sua, incamminarsi su quel sentiero che era nel suo terreno e per il quale i due avevano litigato tempo fa. Borgarelli ha raccontato al giudice per le indagini preliminari Paola Faggioni cosa è accaduto la mattina dell’11 settembre scorso. Ha detto di aver seguito Crocco nel bosco armato di pistola <perché era un cacciatore e girava armato> di averlo affrontato per l’ennesima volta perché non voleva che usasse quel sentiero. Ha detto che lo zio lo avrebbe insultato, gli avrebbe persino sputato addosso e infine si sarebbe voltato in segno di spregio, per poi cominciare ad allontanarsi. Ha fatto pochi passi l’infermiere pensionato, perché Borgarelli ha estratto la pistola caricata con proiettili a pallini e gli ha sparato due volte. Ha detto di essere accecato dalla rabbia, una rabbia sorda. Un rancore covato per anni sfociato nella lite di quella mattina, che non s’è placato dopo i due colpi di pistola sparati tra schiena e nuca. Così ha preso un machete e gli ha staccato la testa dal collo con tre colpi netti. Poi Borgarelli è tornato a casa a prendere dei sacchi, di quelli neri che si usano per la spazzatura, è tornato nel bosco per prendere la testa e buttarcela dentro. Ha legato il corpo per trascinarlo giù da un burrone e quindi è tornato a casa per ripartire portando con sé i sacchi (dove ha probabilmente inserito anche la tuta blu) che ha gettato in due diversi cassonetti della Valbisagno. La pistola che ha sparato è quella trovata in casa di Borgarelli mentre non si hanno tracce del machete, forse nascosto nella manica sinistra della tuta con cui l’uomo è stato ripreso dalle sue stesse telecamere posizionate attorno alla casa di Cravasco.

borgarelli-omicida-decapitato

(Borgarelli ripreso dalle telecamere di sorveglianza della sua stessa casa con la tuta da lavoro poi fatta scomparire e i sacchi neri dove ha gettato la testa dello zio e forse altre prove dell’omicidio)

Il caso è stato risolto in una ventina di giorni dai carabinieri della Compagnia di Chiavari e del nucleo investigativo di Genova da poco comandato dal maggiore savonese Paolo Sambataro, arrivato a Genova proprio in corrispondenza dell’omicidio insieme al colonnello Riccardo Sciuto, ex capo della Dia di Palermo, nuovo comandante provinciale e con l’ex numero due della Dia palermitana, il tenente colonnello Alberto Tersigni ora responsabile del reparto operativo.

(Da sinistra, il colonnello Sciuto, comandante provinciale del carabinieri, il tenente colonnello Tersigni, responsabile del reparto operativo, il maggiore Sambataro, capo del nucleo  investigativo)

I militari ai vertici dei carabinieri genovesi si sono trovati, dunque, nella loro nuova destinazione con un omicida da inchiodare alle proprie responsabilità e per farlo hanno chiesto l’ausilio del Ris di Parma. Negative le ricerche di sangue nella casa di Borgarelli, negativa anche la prova dello stub che rivela, nel caso ce ne siano, tracce di polvere da sparo sulle mani di un indiziato. A parlare sono state le telecamere e le intercettazioni ambientali.

villa-omicidio-sequestrata

Le cimici piazzate dai carabinieri in casa del sospettato hanno intercettato diverse frasi dette dall’uomo, che parlava da solo, senza che alcuno fosse lì ad ascoltarlo, ripetendo ossessivamente le stesse frasi: <È anche giusto che faccia così, tanto l’ho ammazzato> ha detto. E ancora: <Quindi uccidere te col rischio di fare quello che ho già fatto, uccidere>. Uccidere e anche occultare parte del cadavere, altro reato che gli è stato addebitato. Le telecamere della sua casa di Craviasco, frazione di Lumarzo, lo hanno ripreso mentre tornava a casa e usciva con una tuta blu, mai ritrovata tre sacchi neri di quelli normalmente usati per i rifiuti. I quei sacchi c’era la testa dello zio, probabilmente anche la tuta blu. Altre telecamere lo hanno ripreso, in Valbisagno, quando ha buttato i sacchi in due diversi cassonetti, due in uno e uno nell’altro.
Borgarelli ha confessato piangendo, ma senza alcun cenno di pentimento, che lo zio aveva divelto i paletti installati per impedire l’accesso alla strada nel bosco oggetto di una discussione remota tra i due e che aveva avvelenato i rapporti. Ha detto di averlo seguito nel bosco, non prima di essersi armato perché lo zio, cacciatore, poteva essere armato e di aver cominciato a litigare con lui. Ha aggiunto che la discussione sarebbe degenerata in vera e propria lite, con lo zio che ha cominciato a insultarlo e gli avrebbe persino sputato in faccia. In quel momento, ha raccontato Borgarelli, avrebbe perso il senno e, accecato dalla rabbia, non appena Crocco si è voltato gli ha sparato, tra la schiena e la nuca, due colpi con una pistola caricata con proiettili a pallini. Poi ha preso il machete e ha finito Crocco. Dopo è tornato a casa, ha preso le corde con cui legare il corpo senza testa per trascinarlo fino al burrone. I cani addestrati dei carabinieri hanno trovato il sangue sia dove il pensionato è stato ucciso, sia lungo tutto il percorso fino al punto dove è stato buttato nel burrone. L’omicida ha coperto il cadavere del parente. Forse per nasconderlo, forse perché intendeva tornare più tardi a tagliarlo in pezzi per spargerli per diversi cassonetti. Borgarelli non ha saputo spiegare perché ha tagliato la testa a Crocco: <Non lo so perche’ ho tagliato la testa a mio zio. Non me lo so spiegare> ha detto al Gip.
I carabinieri della compagnia di Chiavari e del nucleo investigativo hanno messo in ordine tutte le tessere del mosaico e, due giorni fa, hanno arrestato Borgarelli. Con loro si è complimentato, stamane, il procuratore capo Francesco Cozzi: <Hanno avuto l’intuizione di compiere le intercettazioni che sono state determinanti> ha detto.
L’avvocato di Borgarelli, Antonio Rubino, chiederò probabilmente per il suo assistito una perizia psichiatrica.

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